(Nel diritto romano per auctoritas si intende una certa legittimità socialmente riconosciuta, che deriva da un sapere e che viene concessa a una serie di cittadini. L’auctoritas è detenuta da quella personalità o istituzione che ha la capacità morale di emettere un’opinione qualificata su una decisione. Sebbene questa decisione non sia legalmente vincolante, né possa essere imposta, ha un valore morale molto forte. Il termine è in realtà intraducibile e la parola spagnola “autorità” non rende il vero significato della parola latina.)

Ci sono parole, idee e concetti che attualmente nel giornalismo di parte, sono disapprovati, messi in discussione e stigmatizzati. Come risultato dello sviluppo ideologico di quello che conosciamo come il mondo moderno, sono diventati parte di una semantica negativa che intende annullare chi li utilizza per formulare proposte alternative contro il pensiero unico del buon globalismo. Una di queste parole è autorità.

Secondo la RAE (REAL ACADEMIA ESPAÑOLA), ”auctoritas” deriva dal latino e significa “potere che governa o esercita il comando, di fatto o di diritto”, o anche “potere, facoltà, legittimità”. Porre fine all’autorità è ciò che hanno costantemente cercato di fare dai diversi fronti della guerra culturale che dura da decenni in Occidente.

Dal maggio del ’68 e dal suo  presunto movimento rivoluzionario che ha permeato la cultura popolare da allora, porre fine all’autorità è stato uno dei suoi sogni d’oro. Senza di essa saremmo liberi e felici. Gli eventi che si sono succeduti da allora ne hanno dimostrato la falsità. I famosi slogan diffusi come “vietato proibire”, “immaginazione al potere” o “i miei desideri sono realtà”, promossi dagli allora figli borghesi del welfare state, scalfirono, ad oggi, la generazione dei loro nipoti, piú benestanti e piú manipolabili.


Secondo la RAE, inoltre, sovrano “è colui che esercita o possiede l’autorità suprema e indipendente”;  quindi la sovranità intende esercitare politicamente quell’autorità che la rende indipendente e libera, con quel potere, quel comando, quel diritto, quella autorità, facoltà e legittimità ereditata da un popolo con la sua cultura che la differenzia dalle altre, rafforzandone l’identità. 

Indubbiamente, la sovranità, derivata dal concetto di sovrano e di autorità, è il nuovo nemico da battere dal pensiero totalitario unico del globalismo, erede del 68 maoista e del capitalismo finanziario.

Se continuiamo a rivedere altri concetti che sono anche insultati, ne troviamo altri come patria, nazione, religione, comunità, tradizione, persone, identità, famiglia. Per i sudditi autistici del discorso della tecnocrazia globalista dominante, questi concetti sono obsoleti, stantii, antiquati e retrogradi, non avendo posto in un mondo progressista senza razze o confini.

Tuttavia, e nonostante alcune incertezze logiche derivanti da questa nuova geopolitica pandemica in atto, l’idea di sovranità cresce a poco a poco nonostante tutto. La sovranità necessaria è quella che affronta le imposizioni e la dittatura dei potenti, che governa in nome del popolo sovrano con vero amore per la patria, la terra dei nostri antenati, e che mette al primo posto l’interesse generale e nazionale difronte all’interesse privato ed egoistico dei gruppi di pressione.

È necessario un cambio di rotta e non solo recuperare la tradizione, dove l’identità si soddisfa la sua sete, ma anche fare un passo avanti, vedendo quello che oggi abbiamo per poi poter guardare meglio al futuro. Ciò implica un cambiamento radicale di pensiero, un rinnovamento di stili, metodi e forme di costruzione sociale così come li abbiamo conosciuti fino ad ora.

Il nuovo è una sintesi tra rivoluzione e conservazione che, sebbene sembri contradittorio, non lo è perché il cambiamento deve avvenire nella direzione radicalmente opposta a quella dove ci vogliono trascinare. Riformare la Spagna, l’Italia, la Francia e il resto delle nazioni con origini comuni, per ritrasformare l’Europa e promuovere l’ascesa dei migliori a guidare un modello sociale di merito e capacità. Ciò richiede certamente anche compagni di viaggio e alleati. 

Il giro deve essere di 180º, poiché l’abisso è davanti a noi. Oggi in Spagna, in Italia ed in Europa in generale ci sono più anziani che giovani, una natalita’ begativa, le famiglie tradizionali sono un valore in estinzione, la proprietà famigliare è in pericolo a causa dell’occupazione abusiva, il lavoro è un bene scarso, i confini sono travolti dall’immigrazione clandestina in un Paese che nega la sua tradizione, cultura, storia e religione. Un popolo che segue questa strada non ha futuro né destino. 

È quindi tempo di rigenerare il senso di comunità e riscoprire le caratteristiche particolari e comuni che rendono un popolo degno erede dei propri avi. Tutti noi europei dobbiamo iniziare a ricostruire il nostro spirito, con il nostro patrimonio culturale e la nostra identitá, seguendo il nostra ambiente, la nostra terra e il nostro paese, e recuperando senza problemi ”l’autorità per farlo in modo sovrano”. In caso contrario, siamo definitivamente finiti. 

Jose Papparelli

Fonte: https://elcorreodeespana.com/opinion/585224358/China-la-tormenta-viene-de-Oriente-Por-Jose-Papparelli.html

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