Perché il 2016 ha una valenza storica?

Dove in Italia gli sbarchi di immigrati economici clandestini erano giornalieri e l’accoglienza di una orda barbarica di africani come nell’antichità si infiltrava nel nostro territorio, l’Ungheria, consona della propria storia drammatica fatta di invasioni e sottomissione ai popoli musulmani quale l’impero Ottomano, alzò la testa ed ebbe il coraggio di dire un secco “NO!” al diktat imposto dall’Europa e soprattutto dalla Germania. Se vi ricordate, una carovana infinita di immigrati proveniente dal Medio Oriente si aprì la “rotta balcanica” attraversando i percorsi stabiliti nella storia dalle mappe d’invasione ottomana ed evitando con particolare attenzione le zone più a rischio nel percorso. Dalla Grecia in ginocchio, la carovana passava per la Macedonia, Bosnia, Serbia per poi presentarsi nella pianura magiara con cartelli benevoli meritevoli di compassione ed empatici quali “Mamma Merkel” e “Grazie Europa”. Una razionalità strategica nelle scelte e nei metodi d’invasione evidenziava una linea di comando occulta dove tutto si mescola e nasconde e dove il fine dell’invasione era occultato da un programma superiore non visibile dal cittadino comune. I gravi segnali raccolti sul campo di battaglia, indussero subito l’Ungheria a chiudere i confini ed alzare una barriera ‘eterna’ contro questi insani principi d’invasione culturale, etnica, religiosa e mirata solo a distruggere i nostri valori storici e cristiani. L’Ungheria prese subito dei provvedimenti, terrorizzata di rivedere il ripetersi di una storia dove la strega si celava sotto le vesti di una bella donna. Forte di una maggioranza politica del partito di destra del partito popolare Fidesz, il Premier ungherese Orban ordinò di chiudere il confine e indisse un referendum popolare al fine di chiedere al popolo ungherese se “era legittima l’azione di chiudere i confini, preservare la cultura cristiana europea, difendere il continente da un pericoloso ripetersi della storia, evitare un’ecatombe temporale dovuta all’inserimento nelle nostre società di popoli che culturalmente sono lontani dal nostro pensiero e che per motivi anche religiosi molto più prolifici di noi europei”. La rotta balcanica venne chiusa in pochi giorni con l’alzata di un muro di filo spinato, lo spianamento dell’esercito in assetto antimmigrazione, l’utilizzo di tutti i deterrenti possibili al fine di bloccare gli immigrati speranzosi di raggiungere l’Europa attraversando l’Ungheria.La consultazione popolare diede un esito inequivocabile. Il due ottobre 2016 l’Ungheria si oppose fermamente al volere europeo di imporre sul suo territorio una quota di migranti. Con un secco 98,4% gli ungheresi dissero “NO!” Da quel giorno l’Ungheria è un paese felice, dove camminare per strada è sicuro, dove ci si sente di essere in un’Europa come tutti vorremmo, fatta di cittadini operosi e Chiese splendenti e dove non si erige alcuna moschea con la chiamata alla preghiera dai minareti. A dire il vero fuori le mura delle città di Eger e Pecs si vedono ancora i minareti residui storici dell’invasione ottomana, ma come tali sono solo monumenti privati del loro simbolo religioso e soprattutto dalla loro sommità non viene lanciato alcun invito alla preghiera. I musulmani pregano fino a cinque volte al giorno. Con la sicurezza nel paese ed il benessere sociale le famiglie riscoprono il valore del lavoro e dell’unità e in Ungheria spesso capita di vedere neomamme con piccoli nascituri in carrozzina, visioni che in Italia invece si avverano sempre più raramente.

Perché in Italia viviamo un calo delle nascite?

Perché l’italiano confuso negli anni da un progetto europeo disegnato male, deluso dalle aspettative del grande ideale prodiano del “progetto meraviglioso” e “del lavoro ridotto in seguito al successo del grande progetto dell’Unione Europea e dell’Euro”, nell’incertezza, ha perso il suo volere di esistere e come etnia si è lanciato in quel pericolosissimo percorso autodistruttivo dove il valore della famiglia, dell’educazione, del lavoro si sono persi in un mare confuso di demotivazione, burocrazia, esternazione dalla politica e della mancata volontà di definire il percorso del proprio destino. Un cittadino perso deve ritrovare il proprio senso di vivere e ricredere unito nella volontà collettiva alla capacità comune di prendere controllo del proprio destino. In pochi valiamo poco, ma in tanti siamo forti. L’Italia è un grande paese, una Nazione bellissima che ha disegnato la storia nei millenni e che tutto il mondo ci ha sempre invidiato per il nostro sano e prosperoso modo di vivere. Ma come detto prima i nostri problemi e mai capiti dalla maggioranza dei nostri cittadini derivano da un’Europa concentrica, che ci ha sottratto del nostro volere di esistere. Solo cambiando l’Europa si potrà ritrovare il valore del nostro Popolo che è sempre e sempre sarà in Europa.

Cosa ci ha dato l’Europa dalla sua costituzione post-guerra ad oggi?

La Comunità Economica Europea nacque il 25 marzo 1957. Il grande e meraviglioso progetto dell’Unione Europea nacque il 1novembre 1993. Doveva essere un grande progetto di prosperità, benessere, ideali e tanta felicità. Dopo poco più di 60 anni dalla nascita della Comunità Economica Europea e poco meno di 25 anni dalla data di Fondazione dell’Unione Europea e dopo che l’Italia ha speso 108 miliardi di Euro per partecipare in un club grande e diviso, la nostra Nazione ha visto il suo Prodotto Interno Lordo (PIL) crescere dal 1976 da 765 miliardi di Euro a 1.673 miliardi di Euro nel 2016, ma esplodere il suo debito pubblico dal 1976 da 430 miliardi di Euro a 2.218 miliardi di Euro nel 2016. Drasticamente dal 1993, anno della nascita del grande progetto dell’Unione Europea, il Prodotto Interno Lordo dell’Italia è solo cresciuto da 1.247 miliardi di Euro a 1.673 miliardi di Euro nel 2016, mentre il debito pubblico è esploso da 1.443 miliardi di Euro a 2.217 miliardi di Euro nel 2016. Un disastro nei risultati! Dopo 25 anni di Unione Europea, per un’illusione di 426 miliardi di Euro di PIL in più, abbiamo fatto lievitare un mostro debitorio di 774 miliardi di Euro in più.

È questo il risultato del grande progetto meraviglioso?
La crescita dell’Italia e il duro lavoro di tante famiglie è stato tradito da una crescita folle del debito pubblico.
La verità è che la crescita dell’Italia è stata una finta crescita, una crescita finanziata da una stupida illusione di benessere fondata su un debito cresciuto a livello folle.
Finché il debito pubblico emesso per finanziare la finta crescita era degli italiani, il Paese era debitore di sé stesso e quindi non in pericolo.
A dispetto dei tanti economisti e professori che si sono succeduti sulle poltrone del governo dell’Italia, la trappola del debito pubblico non è un problema fino a quando si è sovrani della propria moneta. La storia lo ha dimostrato e le grandi potenze del mondo come gli Stati Uniti d’America e il Giappone hanno il proprio debito pubblico espresso nella propria moneta.
Oggi il debito pubblico degli italiani, con la creazione dell’Unione Europea e dell’Euro come moneta unica, è stato convertito in Euro e trasferito in maggior parte all’estero rendendoci schiavi degli stranieri.
Le nostre progenie saranno schiave di questo debito estero assurdo! Un italiano non sarà mai un tedesco, come un francese non sarà mai un polacco o un rumeno, come mai il nostro debito pubblico sarà trasferito, condonato e poi cancellato dai polacchi, francesi e tedeschi.

Dov’è stata riposta la sovranità del popolo italiano? Dove sono tutelati la nostra libertà e i nostri principi sovrani? Dov’è garantita la nostra sopravvivenza come Stato e come Popolo?

Qui si pone il grande interrogativo per tutti noi e un fatto: — Dal 1993, data della nascita dell’Unione Europea, le famiglie italiane hanno deciso di non fare più figli. Il saldo naturale del Popolo italiano è negativo dal 1993. Ci sono più morti che nascite. L’etnia italiana è morente. —

Un assurdo progetto politico europeo di solidarietà ha deciso di sostituire gli italiani con immigrati naturalizzati italiani. Popoli che non condividono con noi le nostre tradizioni e culture apostoliche stanno diventando i nuovi italiani. È in atto la trasformazione degli italiani in una nuova etnia multirazziale. Un’etnia mista di profonde diversità culturali e storiche, tutelata da un passaporto europeo che elimina confini e identità nazionali, è il neoitaliano europeo; l’italiano voluto dall’Europa. È questa l’Italia del futuro? È questa la volontà collettiva degli italiani? È questo il nostro drammatico destino?

La scelta finale del destino dell’Italia e del Popolo italiano spetta solo agli italiani. Gli unici sovrani dell’Italia hanno diritto di definire il proprio destino con il principio di autodeterminazione del Popolo italiano.

Qual è il destino del Bel Paese? Il paese che anni fa tutti ci invidiavano e che oggi tutti deridono? La critica è facile, l’azione è responsabilità. Le verità sono riposte nel nostro modo di agire e nelle scelte prese nei prossimi anni sia nel breve che nel lungo periodo. E se l’Africa al posto di essere considerata una minaccia diventasse un’opportunità per lo sviluppo dell’Italia? La Cina ha fissato il percorso del suo futuro produttivo in Africa. Neo-sviluppo non è neocolonialismo, ma opportunità per gli italiani e per i popoli africani. La cecità velata dalla solidarietà è una patologia degli italiani in Europa e dei popoli europei. La rinascita dell’Italia può essere il simbolo di una nuova Europa e la riscoperta morale dei valori e delle virtù di origine apostolica del Popolo italiano. Il Popolo italiano unito può sempre scegliere di salvare l’Italia, e con le sue scelte sovrane, come disse Platone, la democrazia e la Repubblica.

“(…)
Quando il cittadino accetta che chiunque gli capiti in casa, da qualunque parte venga, possa acquisirvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; (…)
Così muore la democrazia, per abuso di sé stessa.
E, prima che nel sangue, nel ridicolo”.

370 a.C. Platone “La Repubblica”, capitolo VIII

La Lega si è prefissata l’obiettivo di far risorgere l’Italia.

Alessandro Boccaletti
Lega nel Mondo